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La nascita di una forma

Cosimo (2 anni e 5 mesi) ha iniziato a chiudere i suoi segni, a creare quindi le sue prime FORME.cosimo 1

Il primo passo verso la capacità di controllo della propria mano, dei propri gesti, della propria individualità. I suoi disegni sono adesso accompagnati da una sua descrizione precisa. Qui di seguito, per esempio, è un disegno ispirato al mare: c’è un enorme balena che sta nuotando insieme a tanti pesciolini (i puntini bianchi intorno).cosimo2

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Disegno come patto di amicizia

Cosimo (1 anno e sette mesi) e nonno Luciano (maggio 2012) pennerelli su carta

Mio figlio Cosimo, verso il nonno Luciano ha sempre avuto sentimenti contrastanti la cui ricerca del relativo signignificato mi ha molto incuriosito. Questo che vi presento è il disegno che ha sancito un patto di alleanza fra i due che è in realtà cominciato con la conquista da parte del nonno del nipote suonando una chitarra. Ha così interessato il bambino che Cosimo ha iniziato non solo a guardarlo con meno diffidenza ma anche ad essere stimolato nel linguaggio. Infatti da allora chiama spesso “NUNNU”. E’ proprio vero che un rapporto, con un bambino a maggior ragione, va conquistato giornalmente e quello che ne consegue sono esperienze meravigliose e uniche per entrambi. Spesso si dice di bambini che non si “sciolgono” subito quando fanno nuovi incontri, che sono poco socievoli. In realtà è una cosa del tutto normale e fa parte di quella fase dei primi anni di vita che rientra nel cosiddetto “processo di separazione-individuazione” dalla madre o dall’adulto che se ne occupa maggiormente. Il bambino, ad esempio, esprime segni di disagio se viene preso in braccio da una persona sconosciuta o alla quale si è rapportato molto poco, ma non perché riconosce la persona in quanto tale e gli stia antipatica, ma perché ha imparato a riconoscere le modalità con cui vengono eseguiti quei gesti da chi invece solitamente si prende cura di lui. E’ all’incirca dall’8° mese che il bambino inizia a distinguere l’amico dall’estraneo ed inizia ad avere ben presente le persone a cui si sente legato.

Nel caso di mio padre, l’aspetto ad artista coi capelli lunghi e il fare a costante burlone preoccupava non poco Cosimo che ci faceva tutti morir dal ridere per le facce che faceva quando lo vedeva, prima di scoppiare a piangere. Ma abbiamo anche visto che è bastato una proposta spontanea di gioco, nel caso specifico legata alla musica (suonare la chitarra), che i bambini in genere amano molto, a conquistarlo definitivamente. Adesso non ci mostra più facce sconvolte, nè tantomeno si mette a piangere quando vede mio padre e, cosa molto bella, è che quando sente della musica che gli ricorda quella che ha sentito col nonno dice “NUNNU”. E’ una complicità che si costruisce mattoncino per mattoncino, per esmpio un’altra esperienza che unisce sono i “segreti”, dire le cose all’orecchio dell’altra persona. Cosimo infatti si è divertito enormemente quando, a tavola, dove tutti parlano fra di loro e i bambini piccoli si sentono un pò esclusi, il nonno gli diceva di avvicinarsi e gli parlava all’orecchio. Dei piccoli gesti che sembrano insignificanti ma che in realtà sono le base per un rapporto unico che si disegna con mille colori come quelli usati da Nonno Luciano e suo nipote nel disegno che vi mostro. La pittura e la musica sono carte sempre vincenti perché permettono davvero di comunicare anche senza parole e ancor meglio delle parole. Il segno rosso squadrato che si vede in basso al foglio, è stato fatto da mio padre, mentre i segni di Cosimo sono tutti circolari e vanno espandendosi per tutta la superficie del foglio, invadendo anche lo spazio del segno del nonno. Questa circolarità del segno, decisa ed espansiva, è un segno della serenità del bambino, della sua “presa di possesso” del rapporto con l’adulto perché invade anche il suo spazio. Ormai il patto è sancito, sentimentalmente dal suono di una chitarra e sulla carta con un bel disegno…

 

Nonno raccontami una storia: gli affetti familiari nell’arte

La figura del nonno si è nel corso del tempo modificata, seguendo le trasformazioni legate alla famiglia. Al giorno d’oggi i nonni sono figure di supporto indispensabili, non solo a livello educativo, ma anche economico se si pensa al costo degli asili e al fatto che è sempre maggiore la necessità che entrambi i genitori lavorino. Quest’ultimo aspetto non è più solo legato alla scrosanta emancipazione femminile ma è una reale e indispensabile necessità per arrivare a fine mese. Purtroppo in Italia il supporto alla donna che lavora, al momento che diviene madre, è pressocchè nullo e la scelta obbligata che sempre più spesso le si presenta, se non dispone dell’aiuto fondamentale dei nonni, è rinunciare al proprio lavoro e alla possibilità della propria crescita professionale.

Già nell’ultimissimo periodo la famiglia è molto cambiata e, anche per questo aspetto sociale, si vede un’importante differenziazione tra nord, centro e sud dell’Italia. Le due principali tipologie di famiglia sono: nucleari e complesse. Quest’ultima ha carettizzato già all’inizio del Medioevo gli abitanti delle aree rurali e, nel sud, si è mantenuta ancora oggi. Chiaramente la famiglia complessa, cioè costituita da un largo numero di componenti, è legata soprattutto al bisogno di manodopera per lavorare i campi. Mia madre, di origine siciliana, mi ha  raccontato, con grandissima malinconia, come quando era piccola si conviveva tutti insieme: con i nonni e addirittura con cugini e zii. Soprattutto in vacanza si era abituati a prendere in affitto una stanza e a stare tutti insieme, dormendo per terra in sacchi a pelo. Addirittura, mi raccontava, se c’erano le scale, ogni scalino era occupato da una persona che vi dormiva. Naturalmente le controindicazioni, come in tutte le cose, non mancano e chiaramente in un ampio nucleo familiare viene un pò meno l’intimità della coppia in tutti i suoi aspetti. D’altra parte si va sempre più verso l”‘isolamento”, i parenti non si vedono quasi più se non in occasioni particolari, come il Natale (e a volte nemmeno). Il rapporto con i nonni viene coltivato ma ha preso una direzione diversa. Nella storia la figura dell’anziano, già negli agglomerati tribali, era la figura del saggio che portava sulle sue esperte spalle tutto il sapere antico e, ancor meglio in una società dove ancora non vi era la scrittura per tramandare il sapere, tali figure assumevano un ruolo fondamentale di generazione in generazione. Ancora oggi tra i ricordi più belli che un bambino si porta con sè nella crescita sono quei momenti passati sulle ginocchia dei nonni a farsi incantare dalla storia della loro vita.

In arte è soprattutto dall’Ottocento, quando si inizia a rappresentare gli affetti più quotidiani, che si da attenzione al rapporto tra nonni e nipoti, il quale si è andato comunque molto trasformando rispetto per esempio al Settecento. Infatti si fa via via meno rigido e referenziale, pensiamo che i figli dovevano rivolgersi ai genitori dando loro del “voi” e così con i nonni e addirittura fra marito e moglie si usava questo modo freddo di relazionarsi.

Jan Hendrick Van Grootvelt riprende un momento di allegria e serenità al lume di candela; ormai è giunta la sera e il bambino sta per andare a letto. Bellissimo e pieno di dolcezza è lo scambio di sguardi tra il nonno e il piccolo, in piedi sulle sue ginocchia. Un momento di gioco o il momento di raccontare una filastrocca o una storia. E’ proprio l’arte fiamminga dell’Ottocento a farci assaporare maggiormente momenti di grande intensità affettiva, rivelando ancora una volta la sua principale caratteristica, da sempre presente, di grande pathos nelle composizioni.

 

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