Archivio mensile:Ottobre 2013

Hossein Golba: scrittura, materia e natura

Scrittura, materia e natura… come inserire tutti è tre questi elementi all’interno di una stessa opera d’arte? Beh l’hanno fatto molti artisti contemporanei. Oggi però parliamo di uno in particolare: Hossein Golba e, all’interno della nostra “caccia all’artista”, ci divertiremo a realizzare una nostra opera d’arte. L’unica regola è che scrittura, materia e natura devono fare da protagonisti.

Prima di tutto andiamo a scorpire chi è Hossein Golba.

Hossein Golba "Scolpire il tempo IX" (non luoghi), 1996 Polistirolo, iuta, terra, germogli di grano, petali di rose cm. 150 x 150 di diametro Fattoria di Celle, Santomato (PT)
“Scolpire il tempo IX” (non luoghi), 1996 Polistirolo, iuta, terra, germogli di grano, petali di rose
cm. 150 x 150 di diametro
Fattoria di Celle, Santomato (PT)

L’artista, nato a Babol in Iran nel 1956, attualmente vive e lavora a Tokyo. In Italia è molto noto anche perché le sue opere approdano nel nostro Paese quando lui aveva poco più che venti anni e appaiono così suggestive da entrare subito nel panorama internazionale dell’arte. Caratteristica principale del lavoro dell’artista è l’esaltazione, la valorizzazione, della materia nelle sue intrinsiche qualità fisiche. Questa materia protagonista è molto spesso un qualcosa di “trovato” che diventa qualco’altro, assume nuovi e inaspettati significati, diventando uno stimolo alla riflettessione e al racconto di sé stessi. Questo profondo dialogo con la materia, porta Golba ad interrogarsi sul mondo, sul tempo, sulla vita e sulla morte. Un’artista così appassionatamente interessato alla materia che stimola i sensi ed in particolare il tatto, non può che essere interessato a lavorare anche con la ceramica. Tra le importanti esperienze italiane Golba, negli anni Ottanta, collabora proprio con la famosa manifattura ceramica albisolese “Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903”.

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Il sole, un pesce e una scala

A due anni e mezzo Cosimo osserva attentamente tutto ed è molto stimolato da linee, immagini e colori. Spesso mi vede disegnare e lo scopro ad osservare il movimento delle mie mani sul foglio da disegno o come inserisco il colore all’interno delle linee precedentemente tracciate. É successo che un giorno stavo preparando dei supporti didattici per un laboratorio per bambini sull’artista catalano Joan Mirò.

simboli miròCosimo si è interessato all’attività, alle forme di Mirò e in particolare  a tre: il sole, un pesce e una scala. Il sole fiammeggiante e la sagoma cicciotta del pesce col grande occhio rosso, li avevo estrapolati dall’opera “Autoritratto II” che Mirò dipinse nel 1938 e che oggi è conservato a Detroit, all’Institute of Arts.

autoritratto II

pesceLa scala… beh per la scala ho fatto vedere a Cosimo tante immagini dell’artista su questo soggetto che a lui incuriosiva (forse anche perché gli piace tanto arrampicarsi ovunque e quando vede per l’appunto una scala non può fare a meno di montarci fino in vetta!). Per Mirò rappresentava simbolicamente uno strumento per “evadere” dalla realtà e immergersi nella fantasia, in altri mondi, forme, colori, poesie… Per Cosimo la scala rappresenta un gioco che lo fa sentire più grande, “alto come un gigante…e come il babbo”. Motivi d’interesse chiaramente diversi ma Cosimo, come un artista, ha prestato la stessa attenzione nel tracciare le linee che con la fantasia lo portavano in alto, “alto fino al cielo”.

scala rossa gialla

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Istallazioni “site specific”: Prato e gli studenti di Architettura della Monash University

Tra settembre e ottobre gli studenti di Architettura della Monash University, sede pratese dell’Università australiana di Melbourne, hanno intrapreso un’avventura singolare che ha visto protagonista proprio la città toscana e la sua realtà contemporanea. Sono partiti dalla riflessione sui cambiamenti che Prato ha avuto nel tempo e dalla domanda di come, oggi, la città è vista e quale potrà essere il suo futuro. L’interessante ricerca è scaturita in una mostra a cielo aperto, fatta di installazioni “site specific” con l’intento di proporre nuove possibilità di trasformazione di alcuni spazi cittadini, toccando anche la riflessione sulla possibilità di intervenire e portare ad una rinascita luoghi “difficili” o degradati attraverso l’arte contemporanea. Le opere hanno interessato cinque punti della città, oltre al cortile di Palazzo Vaj, prestigiosa sede dellUniversità, dove alcuni studenti hanno dato il benvenuto ai partecipanti all’inaugurazione del 3 ottobre, con un’istallazione “work in progress” fatta di coni in cartone, carta e grossi fili di sintetico.

operaprimaVarie tipologie di tessuti, donate dalle locali aziende (Gruppo Beste, Compagnia Tessile e Lanificio Faliero Sarti), sono state il materiale di base di tutti gli interventi artistici dei ragazzi, e non poteva essere che così data la specificità e il valore identitario dell’arte tessile per la città di Prato.

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